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Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: trento (IP registado)
Data: 30 de March de 2005 16:02

in agencia.ecclesia [ae.no-ip.org]
.
Hans Kung e Vittorio Messori entraram em polémica por causa dos balanços contraditórios que apresentam do Pontificado de João Paulo II, iniciado em 1978.
“João Paulo II não é o maior Papa do século XX, mas o mais contraditório”, afirma Hans Kung, teólogo suspenso pelo Vaticano, num artigo escrito para o jornal italiano “Il Corriere della Sera”. A avaliação do Pontificado aponta “onze contradições” de João Paulo II, acusando-o de ser responsável pela recusa do papel da mulher na Igreja, o avanço da Sida, a crise vocacional, as dificuldades ecuménicas e o ataque “inquisitorial” aos teólogos em conflito com o Vaticano.
O prestigiado jornalista italiano Vittorio Messori veio a público defender João Paulo II, em resposta a Kung, considerando que este foi o Papa “que salvou a Igreja”. Hans Kung confessa que a sua opinião sobre o Papa polaco não mudou desde 1979, um ano depois do início do Pontificado, algo que Messori apresenta como prova da “impenetrabilidade” do teólogo proibido de leccionar pela Congregação para Doutrina da Fé.
“É impressionante como ele (Kung) continua a escrever uma e outra vez o mesmo artigo, tanto que o balanço que fez no início dos anos noventa é o mesmo que publica agora. Impressiona, sobretudo, a total impermeabilidade deste professor aos factos, a preeminência absoluta do seu esquema ideológico prévio”, acusa Vittorio Messori, amigo e entrevistador de João Paulo II.



«Que a paz esteja convosco»
Fernando Cassola Marques

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: trento (IP registado)
Data: 30 de March de 2005 16:08

O artigo em causa de Hans Kung no [www.corriere.it]


Wojtyla, il Papa che ha fallito Predica il dialogo ma ha isolato la Chiesa. Le sue idee di fede e di morale hanno cancellato il Concilio Vaticano II

Una voce critica Il teologo cattolico dissidente Hans Küng indica le undici contraddizioni che avrebbero segnato il Pontificato di Giovanni Paolo II, costringendo milioni di credenti a una drammatica «crisi di speranza»


La situazione della Chiesa Cattolica è seria. Il Papa è gravemente malato e merita ogni compassione. Ma la Chiesa deve vivere. Per questo, nella prospettiva di un’elezione papale, ha bisogno di una diagnosi, di una sincera analisi svolta dal suo interno. Delle terapie si potrà discutere dopo.
Gli oltre venticinque anni di Pontificato di Karol Wojtyla sono stati una conferma delle critiche che già avevo espresso dopo un anno del suo Pontificato. Secondo la mia opinione, egli non è il Papa più grande ma il più contraddittorio del XX secolo. Un Papa dalle molte, grandi doti, e dalle molte decisioni sbagliate! La sua «politica estera» ha preteso da tutto il mondo conversione, riforma, dialogo. Però, in tutta contraddizione, la sua «politica interna» ha puntato alla restaurazione dello status quo ante Concilium, a impedire le riforme, al rifiuto del dialogo intra- ecclesiastico e al dominio assoluto di Roma. Questa contraddizione si evidenzia in undici ambiti problematici. Riconoscendo gli aspetti positivi di questo Pontificato, mi concentrerò quindi sui suoi aspetti critici e contraddittori.
Prima contraddizione.
Giovanni Paolo II predica i diritti degli uomini all’esterno ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e soprattutto alle donne.
Il Vaticano, un tempo nemico convinto dei diritti dell’uomo ma ben disposto oggi a immischiarsi nella politica europea, continua a non poter sottoscrivere la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa: troppi canoni del diritto ecclesiastico romano, assolutistico e medioevale, dovrebbero prima essere modificati. La separazione dei poteri, principio fondamentale del diritto moderno, è sconosciuta alla Chiesa Cattolica romana, nel cui comportamento non vi è nessuna lealtà: nei casi di disputa l’autorità vaticana funge nel contempo da legislatore, accusa e giudice.
Seconda contraddizione.
Grande ammiratore di Maria, il Wojtyla predica gli ideali femminili, vietando però alle donne la pillola e negando loro l’ordinazione.
Per molte donne cattoliche tradizionali (soprattutto le donne appartenenti a ordini religiosi), l’aspetto più apprezzato di questo Papa è il suo respingere le donne moderne, in quanto le ha escluse da tutte le consacrazioni più importanti e considera la contraccezione appartenente alla «cultura della morte ». Tuttavia, molte delle donne che partecipano alle manifestazioni di massa del Papa, rifiutano la dottrina papale che si oppone ai metodi contraccettivi.
Terza contraddizione.
Questo Pontefice predica contro la povertà di massa e l’indigenza nel mondo ma, al tempo stesso, con la sua posizione in merito al controllo delle nascite e all’esplosione demografica, si è reso colpevole di questa indigenza.
In occasione dei suoi numerosi viaggi e anche di fronte alla Conferenza delle Nazioni Unite su Popolazione e Sviluppo tenutasi al Cairo nel 1994, questo Papa ha preso posizione contro l’uso della pillola e del profilattico e, pertanto, potrebbe essere ritenuto responsabile più di qualsiasi uomo di Stato della crescita demografica incontrollata in alcuni Paesi e del dilagare dell’Aids in Africa.
Quarta contraddizione.
Karol Wojtyla propaganda una figura sacerdotale maschile caratterizzata dal celibato ed è, quindi, il principale responsabile della catastrofica carenza di sacerdoti, del collasso dell’assistenza spirituale in molti Paesi e dello scandalo della pedofilia nel clero, ormai venuto alla luce.
Agli uomini che si sono dichiarati pronti al servizio sacerdotale nelle comunità viene proibito il matrimonio. Questo è solo un esempio di come anche questo Papa abbia ignorato la dottrina della Bibbia e la grande tradizione cattolica del primo Millennio in cui non vi era alcuna legge sul celibato per i sacerdoti. I quadri si sono ridotti, il reclutamento è fermo e fra poco, non solo nell’area di lingua tedesca, quasi due terzi delle parrocchie rimarranno senza sacerdote e la stessa celebrazione domenicale dell’eucarestia non potrà più essere assicurata, nemmeno con l’importazione di parroci e il raggruppamento delle parrocchie in «unità spirituali». Il clero fedele al celibato è dunque in crescente pericolo di estinzione. Gli scandali della pedofilia verificatisi dagli Stati Uniti all’Austria hanno inoltre gravemente danneggiato la sua credibilità, portando sull’orlo della bancarotta grandi diocesi negli Stati Uniti.
Quinta contraddizione.
Il Papa polacco ha praticato un numero elavatissimo di canonizzazioni, ma al tempo stesso ha ignorato l’inquisizione attuata nei confronti di teologi, sacerdoti e membri di ordini malvisti dalla Chiesa.
I devoti, strumentalizzati politicamente e commercialmente con spese ingenti e conseguenti profitti per la Curia, sono soprattutto pie suore, fondatori di ordini religiosi o Papi come l’antidemocratico, antisemita, autoritario Papa Pio IX (controbilanciati dalla canonizzazione di Giovanni XXIII). Devoti sono divenuti anche l’imperatore asburgico Carlo I e il ben poco pio fondatore dell’Opus Dei Josémaria Escrivá.
Uomini e donne (anche donne appartenenti a ordini religiosi) che si sono distinti, per il loro pensiero critico e per la loro energica volontà di riforme, sono stati invece trattati con metodi da Inquisizione. Come Pio XII fece perseguitare i più importanti teologi del suo tempo, allo stesso modo si comportano Giovanni Paolo II e il suo Grande Inquisitore Ratzinger con Schillebeeckx, Balasuriya, Boff, Bulányi, Curran, Fox, Drewermann e anche il Vescovo di Evreux Gaillot e l’Arcivescono di Seattle Huntington. Nella vita pubblica mancano oggi intellettuali e teologi cattolici della levatura della generazione del Concilio. Questo è il risultato di un clima di sospetto, che circonda i pensatori critici di questo Pontificato. I vescovi si sentono governatori romani invece che servitori del popolo della Chiesa. E troppi teologi scrivono in modo conformista oppure tacciono.
Sesta contraddizione.
Il Papa elogia spesso e volentieri gli ecumenici, ma al tempo stesso ha pesantemente compromesso i rapporti con le Chiese ortodosse e con quelle riformiste ed evita il riconoscimento dei suoi funzionari e dell’eucarestia.
Il Papa avrebbe dovuto consentire — come suggerito in molti modi dalle commissioni di studio ecumeniche e come praticato direttamente da tanti parroci — le messe e l’eucarestia nelle Chiese non cattoliche e l’ospitalità eucaristica.Avrebbe anche dovuto ridurre l’eccessivo potere esercitato dalla Chiesa nei confronti delle Chiese dell’Est e delle Chiese riformiste e avrebbe dovuto rinunciare all’insediamento dei Vescovi romano- cattolici nelle zone delle Chiese russe- ortodosse. Avrebbe potuto, ma non ha mai voluto. Ha voluto invece mantenere e ampliare il sistema di potere romano. La politica di potere e di prestigio del Vaticano è stata mascherata da discorsi ecumenici pronunciati dalla finestra di Piazza San Pietro, da gesti vuoti e da una giovialità del Papa e dei suoi cardinali che cela in realtà il desiderio di «sottomissione» della Chiesa dell’Est sotto il primato romano e il «ritorno» dei protestanti alla casa paterna romano-cattolica.
Settima contraddizione.
Come Vescovo suffraganeo e poi Arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla ha preso parte al Concilio Vaticano II. Una volta diventato Papa, ha però disprezzato la collegialità del Pontefice con i Vescovi decretata proprio al Concilio.
Questo Pontefice ha più volte dichiarato la sua fedeltà al Concilio, per poi tradirlo nei fatti attraverso la sua «politica interna». I termini conciliari come «aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica» sono stati sostituiti da parole quali «restaurazione, magistero, obbedienza, ri-romanizzazione ». Il criterio per la nomina dei Vescovi non è affatto lo spirito del Vangelo e l’apertura mentale pastorale, bensì la fedeltà assoluta verso la condotta romana. I sostenitori del Papa tra i vescovi di lingua tedesca come Meisner, Dyba, Haas, Groer e Krenn sono solo gli sbagli più eclatanti di questa politica pastorale devastante, la quale fa pericolosamente scivolare in basso il livello morale e intellettuale dell’episcopato. Un episcopato reso ancor più mediocre, rigido, conservatore e servile, è forse l’ipoteca più pesante di questo lunghissimo Pontificato.
Ottava contraddizione.
Questo Papa ha cercato il dialogo con le religioni del mondo, ma contemporaneamente ha disprezzato le religioni non cristiane definendole «forme deficitarie di fede».
In occasione dei suoi viaggi o «preghiere di pace», il Papa ha radunato con piacere attorno a sé dignitari di altre chiese e religioni. Non vi erano tuttavia molte tracce reali della sua preghiera teologica. Anzi, il Papa si è presentato in sostanza come un «missionario » di vecchio stampo.
Nona contraddizione.
Il Papa polacco ha assunto la funzione di rappresentante della fede in un’Europa cristiana, ma il suo ingresso trionfale e la sua politica reazionaria hanno involontariamente favorito l’inimicizia nei confronti della Chiesa, se non addirittura l’avversione contro il Cristianesimo stesso.
La campagna di evangelizzazione del Papa, il cui punto centrale è rappresentato da una morale sessuale ben poco adeguata ai tempi, ha discriminato soprattutto le donne: quelle che in questioni controverse, quali la contraccezione, l’aborto, il divorzio, l’inseminazione artificiale hanno dimostrato di avere opinioni diverse da quelle della Chiesa, sono state definite portatrici di una «cultura della morte». Attraverso interventi politici— come è accaduto in Germania contro il Parlamento e l’episcopato nel caso del conflitto sul tema della gravidanza —, la Curia romana ha dato l’impressione di rispettare poco la separazione giuridica tra Stato e Chiesa. Il Vaticano cerca (attraverso il gruppo parlamentare del Partito Popolare europeo) di esercitare delle pressioni anche sul Parlamento Europeo, incentivando l’ingaggio di osservatori particolarmente vicini alle idee di Roma per questioni relative alla legislazione sull’aborto. Invece di farsi ovunque fautrice di soluzioni ragionevoli che consentano la mediazione, la Curia romana con i suoi proclami acutizza di fatto a livello mondiale la polarizzazione tra oppositori e sostenitori dell’aborto, moralisti e libertini.
Decima contraddizione.
Come carismatico comunicatore e «star» mediatica, questo Papa fino alla sua veneranda età ha fatto presa in particolare sui giovani, ma si è appoggiato soprattutto ai «nuovi movimenti» di origine italiana, all’Opus Dei di casa in Spagna e a un pubblico acritico e fedele del Pontefice. Tutto ciò è sintomatico del rapporto del Papa con la laicità e della sua incapacità di dialogare con un pubblico critico.
I grandi raduni mondiali dei giovani sostenuti a livello regionale e internazionale, sotto la sorveglianza della gerarchia dei nuovi movimenti laici (Focolare, Comunione e Liberazione, St. Egidio, Legionari di Cristo, Regnum Christi, etc.), hanno attirato e attirano centinaia di migliaia di giovani. Molti di essi volonterosi, troppi del tutto acritici. Il carisma personale di Wojtyla è quasi più importante dei contenuti da lui trasmessi. Le domande che i giovani avevano posto al Papa e che, in occasione del suo primo viaggio in Germania, lo avevano messo in serio imbarazzo, in seguito non sono state più consentite. Le associazioni cattoliche di giovani, che non si trovano sulla linea del Vaticano, vengono disciplinate e messe alla fame dall’ordine romano attraverso il ritiro di finanziamenti da parte dei vescovi locali. Inoltre viene messa in discussione la fiducia un tempo accordata all’ordine dei gesuiti: prediletti dai Papi precedenti, ora vengono percepiti come sabbia negli ingranaggi della politica di restaurazione del Papa a causa delle loro qualità intellettuali, dei loro teologi critici e delle opzioni teologiche di liberazione. Invece Karol Wojtyla, già ai tempi in cui era ancora arcivescovo di Cracovia, concesse la piena fiducia all’associazione segreta Opus Dei, potente sia dal punto di vista finanziario che in termini di influenze, ma antidemocratica e in passato compromessa con regimi fascisti.
Undicesima contraddizione.
Giovanni Paolo II ha offerto nel 2000 una pubblica confessione dei peccati per gli errori della Chiesa nel passato, senza però trarne alcuna conseguenza pratica.
La confessione dei peccati ampollosa e barocca inscenata a San Pietro per gli errori della Chiesa è rimasta vaga e ambigua. Il Papa ha chiesto perdono solo per gli errori dei «figli e delle figlie della Chiesa» ma non per quelle del «Santo Padre», per quelle della Chiesa stessa e dei gerarchi presenti. Il Papa non ha mai preso posizione in merito agli intrighi delle varie sedi della Curia in affari mafiosi e ha contribuito più all’occultamento che alla rivelazione di scandali e crimini (Banca Vaticana, il «suicidio» di Guido Calvi, l’omicidio avvenuto nell’ambiente del corpo delle guardie svizzere...). Anche con la rivelazione degli scandali della pedofilia dei clericali, il Vaticano è stato straordinariamente titubante. Nonostante alcune richieste, il Papa non ha mai dato udienza ad alcuna vittima. Anzi, ha riempito di elogi un insigne criminale nel corso di una fastosa cerimonia al Vaticano: il messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (500 sacerdoti e 2.000 seminaristi) e del movimento laico Regnum Christi, diventato ormai concorrente ancora più conservatore dell’Opus Dei.
Conclusioni.
Per la Chiesa cattolica questo Pontificato si rivela, nonostante i suoi aspetti positivi, una grande speranza delusa, in fin dei conti un disastro, perché Karol Wojtyla, con le sue contraddizioni, ha profondamente polarizzato la Chiesa, allontanando i suoi innumerevoli uomini e gettandoli in una crisi epocale.
Contro tutte le intenzioni del Concilio Vaticano II, il sistema romano medioevale — un apparato di potere caratterizzato da tratti totalitari — è stato restaurato grazie a una politica personale e dottrinale tanto astuta quanto spietata: i vescovi sono stati uniformati, i padri spirituali sovraccaricati, i teologi dotati di museruola, i laici privati dei diritti, le donne discriminate, le iniziative popolari dei sinodi nazionali e delle chiese ignorati. E poi ancora scandali sessuali, divieti di discussione, dominio liturgico, divieto di predica per i teologi laici, esortazione alla denuncia, impedimento dell’eucarestia. Di tutto questo è forse colpevole «il mondo»?
La grande credibilità della Chiesa Cattolica, cioè quella ottenuta da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, ha lasciato il posto a una vera e propria crisi della speranza. Questo è il risultato della profonda tragicità personale di questo Papa: la sua idea cattolica di stampo polacco (medioevale, controriformista e antimoderna), in qualità di Pontefice Karol Wojtyla l’ha voluta portare anche nel resto del mondo cattolico. Si è però verificato il contrario di ciò che egli sperava: la Polonia stessa è stata travolta dal moderno sviluppo secolare e, dopo la sostituzione dell’alleanza elettorale in carica fino al 2001, Solidarnosch, si appoggia sempre meno alle idee di fede e di morale promosse dal Pontefice.
Quando verrà il momento, il nuovo Papa dovrà decidere di affrontare un cambio di rotta e dare alla Chiesa il coraggio di nuove spaccature, recuperando lo spirito di Giovanni XXIII e l’impulso riformistico del Concilio Vaticano II. «Videant consules», i consoli vogliano fare in modo che la Repubblica non subisca danni, si diceva nell’antica Roma. «Videant cardinales», i cardinali vogliano fare in modo—si dovrebbe dire nella Roma di oggi—che la Chiesa non subisca danni. (Traduzione del Gruppo Logos)

Hans Küng
teologo cattolico dissidente
30 marzo 2005

«Que a paz esteja convosco»
Fernando Cassola Marques

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: trento (IP registado)
Data: 30 de March de 2005 16:15

A resposta do escritor Vittorio Messori no [www.corriere.it]


30 marzo 2005

La replica del biografo del Pontefice La fredda teologia tedesca professata da Küng non gli permette di comprendere la straordinaria forza del cattolicesimo polacco del Papa, radicato nella più antica fede europea

Il Padre che ha salvato la Chiesa
L’opera infaticabile di Wojtyla ha impedito che i cattolici si disperdessero nella diaspora dei protestanti


La versione integrale del documento di Hans Küng pubblicato qui di fianco è, in effetti, ancor più torrenziale. In origine si trattava, mi dicono, di un necrologio, un bilancio dell’intero pontificato, da pubblicare dopo la morte di Giovanni Paolo II e giacente da tempo negli archivi dei giornali.

Probabilmente, il teologo svizzero-tedesco si è stancato di aspettare: in effetti, anni or sono, il Corriere della sera mi chiese già un’altra replica a un altro intervento di Küng, dove questi si augurava (naturalmente per il bene della Chiesa...) una pronta scomparsa del papa. E non nel senso di dimissioni, ma proprio nel senso di morte, perché altrimenti, pur dal luogo del suo ritiro, avrebbe potuto influire sul Conclave e determinare l’elezione di un cardinale nella sua stessa linea. Cosa che, per questo nostro teologo, sarebbe il massimo delle sventure.

Poiché, dunque, da un decennio attendeva invano, alla fine Küng ha deciso di anticipare i tempi e di autorizzare l’agenzia che cura i suoi scritti alla pubblicazione del «coccodrillo » (come, cinicamente, si dice in gergo) sulla catena consueta di media. In realtà, l’entusiasmo degli editori sembra sempre minore, visto che si assottigliano, per ragioni anagrafiche, i lettori di quest’uomo che, nato nel 1928, è ormai più vicino agli ottanta che ai settanta. Ma sì, questo che sembrava, tanto tempo fa, il simbolo stesso della «modernità» ecclesiale, il profeta di una Nuova Chiesa , giunto a 77 anni sembra interessare ormai quasi soltanto ai suoi coetanei, a coloro che erano giovani quarant’anni fa, alla fine del Concilio. È impressionante, in effetti, come continui a riproporre sempre lo stesso articolo, tanto che il necrologio del papa da lui preparato già al principio dei Novanta è quello pubblicato adesso, praticamente senza variazioni rispetto ad allora. Impressionante, soprattutto, la totale impermeabilità di questo professore ai fatti, la preminenza assoluta dello schema ideologico previo: è lui stesso a ricordare, qui, che il suo giudizio sul papato wojtyliano era già definitivo dopo un anno, nel 1979, e non è mutato di una virgola.

Impressionante, davvero, e anche un po’ inquietante: in un quarto di secolo la storia ha accelerato, imperi che sembravano di roccia e marmo sono caduti in polvere, la cultura stessa ha cambiato prospettive. Ma Hans Küng, ormai docente in pensione, da molto tempo privato del titolo di «teologo cattolico», continua a ripetere, come venticinque anni fa. Come replicare a questa fissità un po’ maniacale? Che cosa dire, di nuovo, se di nuovo non c’è nulla nell’interlocutore? Ma, poi, non dimentico quanto di lui mi disse un prestigioso vescovo, un suo collega di cattedra teologica: «Come spesso capita, proprio coloro che esigono dagli altri atteggiamento dialogico sono coloro che meno lo praticano». Io stesso, per quanto conta, sono stato sepolto sotto insulti sanguinosi, sui principali media del mondo, innanzitutto per avere scritto un libro-colloquio con il cardinal Joseph Ratzinger: la mia colpa era quella di averlo lasciato parlare, anzi di avere condiviso molte delle cose che mi diceva. Il teologo di Tübingen avrebbe tollerato che dessi voce al Prefetto dell’ex-Sant’Uffizio soltanto se l’avessi contraddetto, trascinandolo in un pubblico processo, mettendolo alla berlina, inveendo contro di lui come un «traditore». Tale, infatti, lo considera perché, negli anni del Vaticano II, il professor Ratzinger faceva parte del gruppo di enfants terribles, esperti di fiducia di vescovi tedeschi, olandesi, francesi che crearono Concilium, la rivista internazionale del dissenso teologico. Un contestatore, dunque, diventato Grande Inquisitore: il massimo dell’empietà! Come farla passar liscia al povero sottoscritto, suo intervistatore?

Küng, poi, non mi ha mai perdonato che proprio la sua «Bestia Nera», questo papa che, per lui, è «sventuratamente regnante», mi abbia chiesto di fargli delle domande che divennero il libro. L’aggettivo «cortigiano» è il più benevolo che mi abbia riservato per questo lavoro che, in realtà, non solo non cercai ma di fronte al quale ebbi qualche reticenza e resistenza. Perché, dunque, ostinarsi al dibattito davanti all’ennesimo articolo, se è sempre e solo lo stesso? E se è manifesta e provata l’impossibilità di cavare qualche frutto da un dialogo che l’ex-docente da sempre rifiuta, chiuso nel suo schema? Schema che è poi quello della metà degli anni Sessanta, quando il professore, lo si diceva, faceva parte dello staff di consulenti dei Padri Conciliari del Centro e del Nord Europa che determinarono l’orientamento del Concilio. Era l’ideologia della «modernità», erano gli anni in cui i sociologi scrivevano libri dal titolo L’eclissi del Sacro nella società industriale (Sabino Acquaviva) o teologi come Harvey Cox pubblicavano, tra gran clamore, testi come The Secular City. Giovani clericali rampanti come il nostro Küng, chiusi sino ad allora in una cultura da seminario post-tridentino, scoprivano —abbagliati— sociologia, politologia, etnologia, psicologia, psicoanalisi e tutti gli «ismi» , dal femminismo al secolarismo , che allora sembravano trionfare.

Scoprivano la democrazia parlamentare e volevano applicarla — tale e quale — anche alla Chiesa; scoprivano la sessualità e, se non se ne andavano sbattendo la porta (come fece un terzo dei sacerdoti e delle suore), pretendevano che fosse praticabile anche nello stato clericale; scoprivano la laicità e volevano viverla essi stessi, cominciando col gettare via tonache, sai, clergyman stessi, pur non rinunciando al confortevole status religioso. Scoprivano anche, con un ritardo di cinque secoli, la Riforma protestante e se ne invaghivano come fosse, appunto, nuova, «moderna ».

Molti, si sa, scoprirono con pericolosa eccitazione, anche e soprattutto il marxismo e cercarono di trasformare il vangelo nel manuale del perfetto guerrigliero. Non fu il caso di Küng che, come pubblico di riferimento, prese la borghesia dell’Europa nordica, secolarizzata, opulenta, liberal e organizzò il suo lavoro teologico con stile manageriale, con staff di collaboratori, informatica , agenti letterari. È chiaro che un prete così non poteva avere niente a che fare con un altro sacerdote, l’arcivescovo di Cracovia, che veniva da una Polonia dove la fede era cosa eroica, dove la devozione popolare permeava la vita quotidiana, dove la Madonna era onnipresente, dove il secolarismo e il laicismo mostravano il loro volto spietato e, invece che attirare, creavano spavento ed orrore, dove il catechismo era ancora praticato mentre non si leggevano gli eleganti papers dei teologi delle università occidentali. Inutile, poi, nasconderlo: il razzismo che ha sempre serpeggiato nella cultura germanica ha avuto tra i suoi oggetti proprio la Polonia, considerata una terra di slavi sfaticati e imbroglioni da cui non poteva venire nulla di buono. Figurarsi, poi, se da lì veniva un papa: come avrebbe potuto, un orgoglioso professore di Tübingen, accettare come capo e maestro uno che giungeva da quelle parti? Già il disprezzo e il sospetto verso i latini era stato tra gli elementi che avevano scatenato la riforma protestante. Ma gli slavi, se possibile, erano ancor peggio. C’è un vecchio, un po’ ignobile detto tedesco che il «politicamente corretto» ha cercato di occultare ma che mi è capitato di sentire ancora sussurrare: quando Dio decise di creare il mondo, da una parte fece gli uomini; dall’altra i polacchi. Sta di fatto, comunque, che Giovanni Paolo II fu esecrato subito da Küng e da quelli come lui perché non «moderno», perché «figlio di una Chiesa arcaica». Su queste accuse, decenni dopo, il nostro teologo è ancora fermo, ma il mondo è uscito dalla «modernità» per inoltrarsi in quella terra incognita che, per mancanza di meglio, chiamiamo della post-modernità. E che non solo non sa che farsene delle teorie degli anni Sessanta ma che sembra desiderare giusto il contrario: non profanità ma Sacro, non preti-manager, non «operatori pastorali », ma religiosi alla Padre Pio, non razionalismi ma mistero, non ulteriore rivoluzione ma riscoperta della Tradizione. Quanto resta del «popolo di Dio» non va al dibattito degli accademici di teologia, va in pellegrinaggio a Medjugorje; non mostra alcuna smania di potere votare per eleggere il suo parroco e il suo vescovo, né è frustrato perché le sue figlie non possono entrare in seminario ma è pronto a ascoltare un prete, possibilmente vestito da prete, che gli parla di Dio e di Cristo come una volta.

Partecipavo, una volta, alla fastosa conferenza stampa del pool internazionale dei suoi editori per la presentazione di un suo libro dove— con la solita irruenza e gli insulti virulenti per chi non la pensa come lui — chiedeva per la Chiesa cattolica quanto ribadisce ora di volere da un nuovo papa. E dunque: preti sposati; donne-sacerdote; divorziati riaccolti a nuove nozze; omosessuali venerati; contraccezione libera; aborto accettato; parroci, vescovi, papi stessi eletti democraticamente; scismatici ed eretici posti a modello; atei, agnostici, pagani accolti non solo come fratelli in umanità ma come maestri di vita e pensiero dai quali tutto imparare... Insomma, il rosario «teologicamente corretto» anni Sessanta e Settanta, i comandamenti del benpensante un po’ datato, le «coraggiose riforme» del conformista occidentale medio . Accanto a me, lo ascoltava con attenzione un pastore protestante il quale, alla fine, prese la parola: «Molto bello e edificante, professor Küng. Ha ragione, ecco le riforme che anche il cattolicesimo dovrebbe praticare. Ma, mi dica: come mai noi protestanti tutto ciò che Lei chiede ce l’abbiamo già, e da molto tempo, eppure i nostri templi sono molto più vuoti delle vostre chiese?».
Il professore non rispose a quella domanda, che scendeva dal cielo delle teorie «pastorali», ottime per i semestri accademici, alla brutale concretezza dei fatti, questi maleducati che non vogliono mai rientrare nei nostri schemi. Vedo ora da questa sintesi malevola del pontificato che imperdonabile peccato di Giovanni Paolo II sarebbe soprattutto quello di «non avere integrato nella Chiesa cattolica le richieste della Riforma e della modernità». Quanto alla «modernità» è esistita un tempo, quando lui era giovane, e ha fatto posto ad altro, come si accennava. Per la Riforma, possibile che uno come questo teologo, che vive tra Svizzera e Germania, che conosce il Nord dell’Europa, passato (e, spesso, per violenza dei prìncipi) al verbo di Lutero, di Calvino, di Zwingli, possibile che non constati quale è lo stato comatoso, da encefalogramma piatto, di Chiese che pur furono vive? Possibile che i suoi viaggi per il mondo non gli abbiano mostrato che il solo protestantesimo che sembra oggi avere un futuro è quello «impazzito», aggressivo, insofferente di ecumenismi, rappresentato dalla miriade di sètte e di chiesuole? Si può, oggi, proporre per la Chiesa romana—quasi fossero novità taumaturgiche—provvedimenti che quella che chiama se stessa «Riforma» per antonomasia ha adottato quasi cinque secoli fa e i cui risultati stanno sotto gli occhi di chi sappia vedere senza gli occhiali dell’astrattezza? Per fare un solo esempio: in media, ogni anno, 10.000 anglicani chiedono di entrare nella Chiesa cattolica. Non molto tempo fa, l’arcivescovo di Londra ha ordinato preti cattolici molte decine di pastori anglicani. Sono fratelli (e sorelle) il cui passaggio a Roma è stato provocato dalla decisione della gerarchia anglicana di ordinare donne. Una decisione che non ha portato loro alcun cattolico (e nessuna donna cattolica, si badi!), mentre ha provocato un esodo importante verso il cattolicesimo.

I fatti, professor Küng, non provano—almeno qui—il contrario esatto di quanto affermano le Sue teorie? Che ci dice, per esempio, di quell’Olanda che prima del Concilio era forse il Paese al mondo con la più fervida vita cattolica, che subito dopo divenne la speranza e la mecca del progressismo clericale, che attuò l’attuabile delle riforme che Lei invoca, coprendo di disprezzo «l’arcaica teologia romana», e che in breve fu ridotta a un deserto dove le chiese che non cadono in rovina sono da tempo trasformate in supermarket, in pornoshop, in hamburgherie? Nessuno Le ha mai rivelato, don Küng, che, se il più cattolico dei Continenti, quello latinoamericano, sta passando rapidamente e in massa a quelle sètte protestanti «impazzite » che dicevo o torna ai culti afroamericani, è proprio perché cerca lì quanto non gli dà più certo clero cattolico che (formatosi spesso alla scuola di quelle Sue facoltà tedesche) dice di «aver scelto i poveri», mentre «i poveri » non hanno scelto lui?

Più che difendere questo lungo pontificato dalla gragnuola di accuse, senza misericordia e senza luce, che gli vengono scagliate contro (come cattolici, siano fedeli al papa, ma non sempre e non certo passivamente apologeti di chi, via via, adempie al ministero di Successore di Pietro), più che difendere, dunque, è ancor più necessario mostrare come le alternative «alla Küng» non siano affatto un rimedio adeguato ai problemi della Chiesa. Problemi che esistono oggi, come sempre sono esistiti; ma che, per essere affrontati, esigono ben altro che le ricette di un «modernismo» ideologico che la storia ha superato, mostrandone i limiti e i rischi.


Vittorio Messori
Scrittore


«Que a paz esteja convosco»
Fernando Cassola Marques

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Alef (IP registado)
Data: 30 de March de 2005 17:48

Caro Fernando:

Obrigado por teres colocado este tópico e artigos por cá.

Parece-me um pouco estranho o "alarido" do momento, dado que o texto de Hans Küng, com umas pequenas alterações, era já sobejamente conhecido. Foi publicado no «Sonntagszeitung» em 12.10.2003 e amplamente difundido na Internet (ver cópia aqui, em alemão), também noutras línguas. Veja-se, por exemplo, em espanhol e francês.

O artigo de Hans Küng deve ser lido com atenção e também criticamente. Há nele elementos pertinentes, mas, como já vai sendo habitual em Hans Küng (às vezes isso acontece também nos seus livros), por vezes deixa-se atraiçoar pelo impacte de certos lugares-comuns. Acaba por ser um artigo com demasiados «penalties atrasados», o que lhe retira alguma credibilidade. E é pena, porque também diz coisas acertadas. E exemplos de lugares comuns podem ser vistos na simplista associação entre celibato e falta de vocações (gostaria que me explicasse então a crise de vocações entre os protestantes e entre os ortodoxos ou entre os católicos de rito oriental), celibato e pedofilia ("esquecendo" que a pedofilia acontece sobretudo no interior das famílias e reduzindo este fenómeno a um susbtituto de uma relação heterossexual entre adultos), rotulando sem mais o«Opus Dei» como associação secreta, chamando de «insigne criminoso» a alguém que ainda não foi condenado, etc., para concluir que o pontificado de João Paulo II foi «um desastre».

É uma pena que Küng deite fora o bebé com a água de o lavar.

O artigo de Vittorio Messori indigna-me, porque me parece muito pouco sério. Quase todo o artigo se baseia em argumentos (?) «ad hominem», com uma demagogia e enredo de meias verdades que impressiona. Adivinha-se também a necessidade de «acertar contas» antigas. E no meio disto, profere também algumas falsidades. Um exemplo: diz que enquanto a ordenação das mulheres na Igreja Anglicana trouxe anglicanos para a Igreja Católica, não houve nem um católico que passase para a Igreja Católica. Obviamente, fala de cor e equivoca-se.

Um e outro caem em equívocos próprios de quem só quer ver um lado da realidade. Por exemplo, Hans Küng de alguma forma diaboliza este papa em contraste com João XXIII. Mas esquece que João XXIII também foi responsável por algo que Küng critica sobejamente em João Paulo II: o peso cada vez maior da Cúria Romana. Antes de João XXIII os membros dos Dicastérios Romanos não eram necessariamente bispos, o que significava que muitos dos seus documentos não eram propriamente «magistério da Igreja». João XXIII fê-los bispos, o que conferiu um peso muitíssimo maior aos documentos dos Dicastérios Romanos. Do outro lado temos um Vittorio Messori que parece muito contente com a caricatura do «teólogo seco e abstracto» (H. Küng) em contraste com o bispo de Cracóvia, «esquecendo» talvez que essa suposta contraposição é tremendamente injusta para o nível intelectual e teológico do próprio Cardeal Wojtyla. Pior ainda é a insinuação de que tudo não passa de um racismo do alemão. Há limites. Ou deveria haver.

Alef

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 31 de March de 2005 19:50

E que as notícias de hoje que afirmam que a tentaviva de aSSSINATO DO ACTUAL PAPA TEVE ORIGEM NOS CORREDORES DO VATICANO?

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Alef (IP registado)
Data: 31 de March de 2005 20:18

Catolicapraticante:

Como os MCS lembraram, Ali Agca já deu muitas versões dos acontecimentos. Ao que parece, a origem «moral» está no KGB e a «pista búlgara» parece explicar alguma coisa. Parece-me estranho que para cometer um atentado na Praça de S. Pedro fosse necessária a colaboração de sacerdotes e cardeais do Vaticano... Aqui deixo uma cópia da notícia, tal como a publicou o «Diário Digital». Suspeito que onde se diz «conversão» se quer dizer «conversa» ou «conversação»:

Citação:
Alí Agca: tive ajuda no Vaticano para atentar contra Papa

O turco Mehmet Alí Agca, que disparou contra o Papa João Paulo II em 1981, revelou esta quinta-feira que contou com a ajuda de alguns sacerdotes e cardeais no seio do próprio Vaticano para organizar o atentado.


«Sem a ajuda de alguns sacerdotes e cardeais nunca teria podido realizá-lo. O diabo está também dentro dessas muralhas», declarou Alí Agca, numa entrevista ao diário La Repubblica.

Alí Agca, que se encontra na prisão de máxima segurança de Kartal Maltepe na Turquia, durante os 24 anos em que esteve preso mudou várias vezes a versão dos factos e a identidade dos «cérebros» do atentado.

O ex-membro do movimento Lobos Cinzentos, que afirma estar a preparar um livro sobre o que aconteceu a 13 de Maio de 1981 quando disparou na Praça de São Pedro contra João Paulo, bem como sobre a sua conversão na prisão romana de Rebbia com o próprio Papa, explica que ninguém sabia que cometeria o atentado e que só o pôde realiza com a ajuda de pessoas dentro do Vaticano.

«Não existe uma última versão dos factos. A 13 de Maio ninguém sabia que cometeria o meu atentado. Recordo que no último momento desisti e decidi regressar a Zurique no comboio das 20:00, mas naquele momento aconteceu algo, um milagre, e decidi voltar e disparei contra ele», afirma na entrevista.

Nos últimos dias em Itália voltou a falar-se do atentado contra o Papa e os respectivos organizadores, sobretudo após o anúncio de que o Governo da Bulgária colocará à disposição das autoridades italianas nova documentação, até agora desconhecida, sobre o papel dos serviços secretos da União Soviética (KGB), da República Democrática da Alemanha (Stasi) e da própria Bulgária (Darzavna Sigurnost) no atentado contra o Pontífice.

Segundo uma informação publicada há uns dias pelo diário Corriere della Sera, a documentação, composta por cartas em que os serviços búlgaros pedem a colaboração aos países do bloco soviético para desviar as suspeitas que sobre eles recaíam, confirmará a chamada «pista búlgara», que nunca chegou a ser demonstrada.

No seu último livro, «Memória e identidade», o Papa expressa pela primeira vez a convicção de que o ataque não foi uma ideia do terrorista, a quem classificou de assassino a soldo, mas sim que houve um verdadeiro «cérebro» por trás do atentado.

Na entrevista, Alí Agca volta a referir-se ao «caso Orlandi», o misterioso desaparecimento de Emanuela Orlandi, a filha de um dos funcionários do Vaticano pouco depois do atentado que nunca voltou a ser encontrada, e a quem o turco se referiu em algumas das suas versões.

O turco acusa os serviços secretos europeus de não revelarem o que sabem sobre aquele caso, relacionado com o Vaticano e o atentado contra o Papa.
Alef

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Luis Gonzaga (IP registado)
Data: 31 de March de 2005 23:35

Hans Küng é, provavelmente, o teólogo católico de quem já li mais livros: quatro completos, incluindo a primeira parte da sua autobiografia, e mais dois que comecei mas ainda não os acabei. Admiro-o pela sua coragem em defender aquilo em que acredita (embora eu nem sempre concorde com ele), mesmo que isso lhe tenha custado uma promissora carreira eclesiástica. Manteve-se fiel à sua consciência e acredito quando ele diz que sempre que criticou a Igreja o fez porque a amava, e porque pretende que as coisas mudem para melhor, corrigindo o que houver para corrigir.

Quem lê o primeiro volume da sua autobiografia, percebe claramente que ele não morre de amores pelo Cardeal Wojtyla. Küng teve a compreensão da João XXIII e Paulo VI. Com João Paulo II é diferente e bastou pouco mais de um ano de pontificado, para que Hans Küng lhe visse retirada a licença para ensinar em escolas católicas (embora tenha continuado a leccionar em Tubinga). Não concordo com o Alef quando diz que Küng esquece que João XXIII não reformou o cúria. Aliás ele menciona isso no seu livro, como um aspecto negativo do pontificado de João XXIII.

Penso que há um ponto "crítico" na vida de Hans Küng que é a sua audiência com Paulo VI em 1965, onde o Papa lhe pede moderação. Hans Küng escreve na sua autobiografia (pag. 429-431) que no final da audiência se pergunta a si próprio: "Para quem quero fazer Teologia: Para o Papa (submentendo-se à sua linha de pensamento... e obediência) ou para o povo (mantendo a sua liberdade)?" «Therefore from now on even more resolutely, my theology is for my fellow human beings. Yes, in all freedom, that is my way».

Sou da opinião que se Hans Küng pretendia mudar a Igreja, não terá escolhido a melhor estratégia. Penso que talvez tenha sido demasiado frontal (talvez até radical) e como diz o povo "não é com vinagre que se caçam moscas". O tempo dirá se ele estaria certo ou errado.

Luis Gonzaga

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: JMA (IP registado)
Data: 06 de April de 2005 18:30

Hans Kung foi uma vez repreendido por De Lubac pela forma como se tinha referido à Igreja. De Lubac disse-lhe algo semelhante a "A Igreja é a nossa Mãe. E não se fala assim da nossa Mãe."

De Lubac estava certo. Até para a escolha do novo Papa seria importante a presença de Hans Kung no conclave. A sua falta de humildade (a meu ver, é essa a razão) gerou a sua ausência neste momento crucial da Igreja.

Mas não nos iludamos: no "diagnóstico geral" Hans Kung tem razão. Falha no detalhado e na "medicação".

É que a medicação que ele sugere assim, sem anestesia como ele a proclama, ainda punha o doente em coma...

(dispenso-me de comentar o arrazoado de Vittorio Messori. Os inteligentes discutem princípios, os espertos discutem ideias, os palermas discutem pessoas)

João (JMA)

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Luis Gonzaga (IP registado)
Data: 06 de April de 2005 23:12

Caro João (JMA),

Ao ler a tua mensagem de rodapé, fiquei tentado a incluí-la nas Regras de Funcionamento do fórum :-) Mas poderia ser mal interpretada, pelo que fica para outra ocasião.

Sobre o assunto do tópico, eu não sei se o problema de Hans Küng é falta de humildade, mas talvez a forma como diz (e escreve) aquilo que pensa, por vezes com alguma agressividade.

Como dizes, no geral, Küng faz um diagnóstico correcto (embora num ou noutro ponto, não seja bem assim), só que as medidas para corrigirem o problema são demasiado "radicais".

Luis

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 15:04

O texto de Hans Küng sobre este Pontificado de JP II é extremamente lúcido e toca nas coantradições essenciais.

SE fizermos uma avaliação meramente quantitativa, em números, NO FINAL DO SEu PONTIFICADO, O NÚMERO DE CATÓLICOS DIMINUIU drasticamente à escala global, o número de novos baptizados caiu em flecha, o número de vocações religiosas idem aspas, os católicos que não aderem ás práticas religiosas aumentou exponencialmente e as Igrejas mais ricas como as dos EUA e Canadá sofrerem danos económicos e morais consideráveis.
Não me parece um balanço muito positivo.

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Pedro B (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 16:04

Cara Católica Praticante

A questão é saber quais as causas.

Uns (poucos) dirão que foi o Pontificado do João Paulo II, outros (também poucos) alertam para erros derivados de algumas interpretações do Concílio Vaticano II.

As causas serão muitas e variadas e são complexas o mundo está em crise de valores.

Há contudo sinais de esperança.

Confiemos no Espiríto Santo e no próximo Papa.

Pedro B


Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Pedro B (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 16:05

Esse Kung não foi suspenso pelo Vaticano

Pedro B

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 16:39

A causas são complexas mas é inegável que passam pela atitude retrógrada do vaticano nas últimas décadas.
Mesmo para o ultraconservador Angelo Scola, cardeal -patriarca de veneza, o grande desafio da igreja encontra-se precisamente na fractura entre a Igreja e a cultura contemporânea.
È urgente descobrir onde está a falha, "se no mundo que abandonou a Igreja ou na igreja que não sabe como relacionar-se com o mundo. "

Eu opto pela última...

E concordo com o Arcebispo de Mechelen, Danneels, presidente da conferência episcopal Belga, quando afirma que "é no domínio da sexualidade que a igreja está em ruptura com o mundo ocidental". De acordo com a Revista Visão, este Arcebispo defende a utilização do preservativo para portadores do HIV, maior participação dos leigos, incluindo as mulhrese na igreja e o acolhimento dos divorciados.
Não foi suspenso nem excomungado, estará presente no Conclave e determinará a escolha do próximo papa, sendo mesmo um Papabili.

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Pedro B (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:00

Cara Catolica Praticante

Essa é a visão do movimento Nós somos Igreja.

Esou noutra linha.

A IGREJA NÃO SE DEVE CONVERTER AO MUNDO

A IGREJA DEVE CONSERTER O MUNDO

Pedro B

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:26

Carlo Maria Martini: cardeal italiano, de perfil liberal, arcebispo emérito de Milão, uma das maiores arquidioceses do mundo. Com problemas de saúde, aposentou-se em 2002 para se dedicar ao estudo de textos bíblicos. Nasceu em 15 de fevereiro de 1927. Reformista, defende a contracepção e ordenação de mulheres.
Estará no Conclave e determinára a eleição do próximo Papa.

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:30

Ai os lapsos linguae...

"CONSERTER" o mundo???
Será que queria dizer consertar ou converter?

È precisamente esta oposiçãe dicotomia que não têm sentido. A Igreja não está fora do mundo - está no mundo e o mundo é a igreja.


Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Pedro B (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:34

Queria dizer CONVERTER.

A Igreja não se deve converter ao mundo.

A Igreja deve sim converter o mundo.

Aliás a Igreja sempre foi e será Missionária.

Pedro B

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: catolicapraticante (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:35

Pois , a dicotomia habitual. O simplismo. Assim não vão lá.

Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Pedro B (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 17:42

Cara Católica Praticante

É nestes peuqenos pormenores que ressaltam as difererenças entre os Católicos ditos "Conservadores" e os chamados "Progressistas".

Por natureza o Papa é um Conservador. Um Conservador da fé e da verdade. Como Conservador deve transmitir aquilo que recebeu.

Claro que a Igreja progride, evolui mas sempre mantendo o essencial. Claro que o Concílio Vaticano II foi extremamente importante para a Igreja e para o mundo. Não como Concílio dogmático, mas como Concílio Pastoral, no sentido em que altera a forma de transmitir ao mundo a Boa Nova.

Pedro B


Re: Hans Kung e Vittorio Messori envoltos em polémica por causa do actual Pontificado
Escrito por: Luis Gonzaga (IP registado)
Data: 07 de April de 2005 21:57

Caro Pedro B,

Apenas uma nota sobre o assunto deste tópico. Hans Küng não foi suspenso pelo Vaticano. Apenas a licença para ensinar em nome da Igreja foi-lhe retirada em 1979. Mas continua a ser padre, a celebrar a Eucarístia e os Sacramentos.

Luis



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